Trasformare l’eredita dell’urbanizzazione sovietica
Terra di deserti e steppe, l’Uzbekistan si trova nel cuore dell’Asia Centrale lungo quella che fu un tempo conosciuta come “Via della Seta”, ossia una rete di trafficati itinerari commerciali che per duemila anni ha collegato Oriente e Occidente. Il suo territorio, esteso dalle falde occidentali del massiccio dell’Alaj alle rive del lago d’Aral, è abitato da tempi antichissimi e nel tempo ha visto avvicendarsi popolazioni e culture diverse provenienti dall’Iran, dalla Mongolia, dalla Turchia. Nel XIX secolo, la regione fu oggetto dell’espansione militare zarista, fino a essere integrata come colonia nell’impero russo. Dopo la rivoluzione bolscevica, nel 1924 nacque la Repubblica socialista dell’Uzbekistan, che divenne una delle repubbliche dell’URSS fino al 1991. Oggi l’Uzbekistan, che di questa ricchissima stratificazione culturale porta tangibili le tracce, sta attraversando una profonda fase di crescita e trasformazione economica e rappresenta, al contempo, un luogo chiave per la comprensione e la gestione dell’emergenza idrica su scala planetaria.
Partendo da queste premesse, WISH si è posto l’obiettivo di indagare il rapporto tra nuovi possibili modelli abitativi, effetti dei cambiamenti climatici ed economia locale, investigando, attraverso il progetto, i sottili equilibri tra uomo ed ambiente. Il lavoro si è concentrato sull’area urbana di Bukhara, includendo anche i distretti di Zhondor e di Kogon. Bukhara rappresenta una realtà straordinariamente stimolante rispetto alla “stratificazione” sopra menzionata: dalla sua estesa città storica, patrimonio protetto dell’Unesco, si passa alle ampie aree di espansione suburbane costruite perlopiù in epoca sovietica, fino ad arrivare a una serie di distretti satelliti, che partecipano concretamente alla sua vita economica e sociale. Grazie all’attivo sostegno delle università partner, che hanno guidato WISH nell’individuazione delle dodici aree di progetto – una per ogni studente partecipante – attraverso la lente di Bukhara è stato possibile costruirsi un’interessante spaccato della società uzbeka e riflettere attivamente su cosa significhi oggi progettare housing su questo territorio. Si è così scoperta l’importanza che la tipologia delle mahallas ancora riveste all’interno dell’idea comune di vivere e abitare; si è compreso il lascito della serialità costruttiva di epoca sovietica e l’urgenza di interrogarsi su come migliorare questo sterminato stock immobiliare che si avvicina al suo fine vita; si è apprezzata la cura dello spazio pubblico e l’attualità di ragionare sul progetto dell’abitazione nell’ottica di costruire nuovi, vivi tasselli di città.
- 1.Xo’ja Bulg’or ko’chasi
- 2.Piridastgir ko’chasi
- 3.Paxtakor ko’chasi, Jondor
- 4.4K191, Jondor
- 5.Mahmud Torobiy ko’chasi, Jondor
- 6.Elobod ko’chasi, Kogon
- 7.Buxoro shoh ko’chasi, Kogon
- 8.Vobkent ko’chasi
- 9.Oxangaron ko’chasi
- 10.Beyneu–G’uzor Avtotrassasi
- 11.Do’stlik ko’chasi, Kogon
- 12.Namozgoh ko’chasi
Edizione realizzata da
Martino Pedrozzi, professore Vincenzo Tuccillo, assistente
In collaborazione con
- Tashkent University of Architecture and Civil Engineering
- Bukhara Institute of Engineering and Technology
Critici invitati
Raffaele Marone Felix Wettstein
Workshop
a Bukhara
10–24 luglio
a Mendrisio
25 luglio–25 agosto
Presentazioni
a Mendrisio
- Rocco Rante, “The Oasis of Bukhara: history of water and people” 26.04.2023
- Philipp Meuser, “Tashkent – Open-Air Museum of Soviet Mass Housing” 08.05.2023
- Attilio Petruccioli, “Bukhara. Reading of building types and urban fabrics” 22.05.2023
in Uzbekistan
- Lectures at Tashkent University of Architecture and Civil Engineering
- Lectures at Bukhara Institute of Engineering and Technology
Visite
in Uzbekistan
- Tashkent Soviet experimental housing blocks
- Samarkand’s historical centre and its most significant buildings
- Bukhara’s historical centre and its most significant buildings
- Khiva’s historical centre and its most significant buildings
- Moynaq to observe the shrinking of the Aral Sea